Archivio Barnabei

Felice Barnabei

Storia

Archeologo e deputato, nacque a Castelli il 13 gennaio 1842 in una famiglia di ceramisti, da Tito e da Concetta Giardini, distinguendosi presto nella decorazione e nel disegno e incoraggiato dal padre Tito ad approfondirne lo studio. Seguì parallelamente una formazione artistica e letteraria, passando dagli studi di lettere a Montorio al Vomano (1852-54), agli studi secondari nel Collegio dei Barnabiti di Teramo, mentre proseguì la formazione nel disegno alla scuola di Pasquale Della Monica e successivamente all'Accademia di belle arti e all'Istituto di studi superiori di Firenze.
Ammesso alla Scuola Normale di Pisa nel 1862, consegui la laurea in lettere nel 1865 con una tesi di tema archeologico.
Svolse l'attività di insegnante di lettere classiche dal 1865 al 1875 a Benevento, al Liceo Giannone, e poi a Napoli presso il Liceo Vittorio Emanuele II, dal 1870 come titolare della cattedra. Negli anni napoletani approfondì gli studi archeologici, distinguendosi nel campo epigrafico e stabilì il contatto con lo studioso Giuseppe Fiorelli e l'orafo e antiquario Alessandro Castellani, che fu il tramite per importanti conoscenze.
Fu il Fiorelli a chiamarlo a Roma, alla Direzione generale dei musei e degli scavi del Ministero della pubblica istruzione (poi Direzione generale delle antichità e belle arti) in qualità di segretario di seconda classe, dove ebbe diversi incarichi soggiornando anche a Parigi e Londra. Fu anche dal 1878 socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei, favorito dall'appoggio del Mommsen. L'Accademia stessa lo vide anche tra i principali promotori per la pubblicazione delle Notizie degli scavi di antichità, comunicate all'Accademia dei Lincei dalla Direzione generale del Ministero, di cui divenne il principale incaricato dal 1880; ne seguì poi la pubblicazione anche in tutti gli anni successivi in seno al Comitato per la pubblicazione delle Notizie degli scavi di antichità.
Nell'ambito della Direzione generale fu dal 1880 ispettore per i musei e gli scavi e nel 1888 capo divisione.
Fra le più importanti iniziative di cui fu promotore si segnala quella dell'istituzione di diversi musei italiani e
in primo luogo del Museo nazionale romano con la sezione urbana delle Terme di Diocleziano ed extra-urbana di Villa Giulia, istituite dal 1889; gli stessi musei negli anni successivi videro l'inaugurazione dei diversi settori con nuovi reperti e collezioni acquisiti dallo Stato, soprattutto nell'ambito delle iniziative legate alla Carta archeologica d'Italia e le missioni nel Territorio falisco.
Nel 1897 venne nominato Direttore Generale delle antichità e belle arti, in anni travagliati per le polemiche e inchieste legate alle iniziative della Direzione: dagli scavi del Foro Romano, il recupero delle navi romane nel Lago di Nemi e il controllo dell'operato delle scuole archeologiche straniere in Italia e dei commerci di antichità esportate all'estero, infine agli scavi nel territorio falisco, con la formazione delle prime collezioni del Museo di Villa Giulia, di cui venne messa in dubbio la correttezza scientifica, e che fu al centro di accuse ripetute e di un'inchiesta ministeriale.
In seguito alla conclusione a suo favore dell'inchiesta sul Museo di Villa Giulia nel 1899, venne eletto deputato nel collegio di Teramo; ne ricoprì la carica per cinque legislature (XX-XXIV), dal 1900, dopo le necessarie dimissioni dalla Direzione generale, fino all'elezione del 1913, per i collegi elettorali di Teramo e di Atri.
Nel frattempo ripresero le polemiche legate a Villa Giulia, spinte soprattutto dall'Helbig, e le dispute con altri esponenti del mondo accademico, che portarono anche alla revisione dell'iniziale ordinamento del Museo "falisco".
Nella sua attività di deputato Barnabei si occupò delle importanti leggi sulla conservazione dei monumenti ed oggetti d'antichità e d'arte e al controllo statale sulla esportazione degli oggetti di interesse storico e artistico, dell'acquisto della collezione Boncompagni-Ludovisi (1901), di diversi provvedimenti relativi alla Pubblica istruzione: ruolo e indennità di impiegati del Ministero e degli insegnanti, questioni diverse legate all'istruzione ed altro, partecipando anche in modo energico alle discussioni sui bilanci.
In quegli anni fu presidente del Commissione centrale per i monumenti e per le antichità e belle arti e ottenne diverse onorificenze.
Nel 1907 fu nominato consigliere di stato, infine collocato a riposo nel 1917 e nominato presidente onorario di sezione del Consiglio di Stato.
Numerosi i suoi studi e le pubblicazioni sulla ceramica, sull'epigrafia e l'architettura romana, sulla storia degli studi archeologici, con pubblicazioni all'estero (ricordiamo la voce Herculaneum per l'Encyclopaedia Britannica) e in Italia, soprattutto nelle diverse serie di pubblicazioni dell'Accademia dei Lincei, di cui era socio nazionale dal 1897.
Pur mantenendo una duratura coscienza delle sue origini popolari ebbe un'intensa frequentazione di personalità illustri e degli ambienti della nobiltà romana, svolgendo a lungo l'attività di insegnante di latino e greco per la regina Margherita.
Per anni, nell'attività ministeriale e parlamentare, seguì le vicende della difesa del patrimonio nazionale dalla dispersione, lottando per lo stanziamento dei fondi necessari alla Pubblica istruzione e la corretta gestione amministrativa di essi; la nuova nazione doveva possedere dei quadri tecnici che controllassero gli scavi e le spese e facessero pubblicare in modo efficiente i risultati, accrescendo la qualità scientifica degli studiosi italiani.
Morì a Roma il 29 ottobre del 1922; il funerale si svolse in una Roma presidiata, nei giorni successivi alla marcia su Roma, deviando il suo percorso verso la zona monumentale del Foro Romano.

Storia archivistica

Le carte di Felice Barnabei conservate presso la Biasa costituiscono una parte del suo archivio personale che venne destinata nel 1930 all'Istituto di archeologia e storia dell'arte dalla famiglia (presso la Biasa si conserva copia della lettera di ringraziamento del 27 nov. 1920, dal Presidente dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte a Corinna Barnabei, la vedova, per il dono di "una vasta raccolta di materiale (manoscritti e fotografie) appartenenti alla Biblioteca" del marito); il resto dell'archivio fu indirizzato alle sedi della Biblioteca Angelica di Roma e della Scuola normale superiore di Pisa. Una parte di documentazione personale rimasta agli eredi venne di recente (1999) donata alla Biasa.
L'attuale ordinamento è la risultante di diversi interventi succedutisi negli  anni successivi alla donazione. I primi vennero apportati dal soprintendente alle antichità e belle arti di Chieti Valerio Cianfarani, che detenne 40 cartelle della documentazione dal 6 marzo 1954 e altre 11 cartelle dal 17 dicembre 1865, fino al 24 marzo 1966. In seguito alla restituzione della documentazione l'Istituto diede incarico al Lucos Cozza Luzi di fare una ricognizione sulle carte che diede luogo a un elenco degli argomenti dei fascicoli contenuti nelle antiche cartelle (ma che già probabilmente in parte avevano subito degli spostamenti e rimaneggiamenti) e di altri fascicoli ricondizionati in nuove cartelle.
Si procedette a una nuova ricognizione sul materiale documentario nei primi anni '80: inizialmente ad opera di Erberto Cardaci nel 1983, che intraprese una divisione in fascicoli (e un parziale riordinamento) a partire dalle prime cartelle della descrizione di Lucos Cozza Luzi; lo stesso Cardaci adottò anche un sistema di numerazione dei documenti con numeri romani (cartelle), arabi (fascicoli) e altri numeri arabi (documenti), forse estendendo un sistema già trovato sulle carte (risalente al Cianfarani o precedente). Si riscontrano infatti, sulle carte, vecchi numeri di classificazione, apposti sugli incartamenti, o in qualche caso, sui singoli documenti.
A fine 1983 si avvicendò nell'incarico Maria Cristina Marchei, che cominciò un vasto lavoro di ricognizione, ricondizionamento e schedatura, che diede luogo a un riordinamento secondo l'indice del Lucos Cozza (dove possibile) o, in qualche caso a un'estrapolazione e segnalazione di documentazione che si riteneva spuria, in base al confronto con l'indice stesso. La Marchei ha redatto anche un dettagliato schedario di molte delle cartelle, lasciando scrupolosamente appunti e relazioni del suo operato (fra 1983 e 1986) e segnalando le carte che necessitavano di restauri.
Si è ritenuto necessario, nell'attuale intervento, recuperare e informatizzare in una trascrizione critica, la documentazione del prof. Lucos Cozza e della d.ssa Marchei, rendendo consultabili indice e schede anche in ambiente informatico. Si è inoltre redatto un prospetto di confronto della numerazione attuale nella base dati e della numerazione dei fascicoli della schedatura Marchei e si è creato un rimando, in ogni scheda, all'elenco di Lucos Cozza e alla schedatura Marchei, dando il numero di riferimento del fascicolo o attribuendo una sigla (tra parentesi quadre) qualora mancasse la numerazione dei fascicoli creati nei precedenti interventi; si è attribuito il numero 0, convenzionalmente, ai fascicoli miscellanei non numerati creati dalla Marchei all'inizio delle cartelle con la documentazione di cui non era stata ritrovata la descrizione nell'elenco di Lucos Cozza.
I materiali donati alla Biasa dagli eredi del Barnabei nel 1999, sono stati in parte riordinati e descritti in indici delle cartelle, dalla d.ssa Zannoni attuale responsabile dei fondi archivistici.
La struttura data nell'attuale proposta di ordinamento rispecchia le attività professionali del soggetto produttore. All'interno delle sezioni e di ciascuna serie e sottoserie la ripartizione delle unità archivistiche segue prevalentemente un ordinamento cronologico e la numerazione parte dal n. 1 per ogni ripartizione (ovvero non si è dato un numero di corda unico).


Modalità di acquisizione

L'archivio di Felice Barnabei fu donato dagli eredi nel 1930 all'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte, ed integrato con materiali miscellanei donati alla Biasa nel 1999.
 

Contenuto

L'archivio è costituito da 57 cartelle contenenti: corrispondenza, documenti e appunti di ricordi personali, per pubblicazioni dello stesso Barnabei e relazioni ricevute per la pubblicazione in «Notizie degli scavi», appunti di studio, raccolte di giornali, fotografie e disegni (stimate a circa 20.000 carte).
A queste si aggiungono 2 cartelle di corrispondenza, ritagli di stampa e documenti di carattere più personale e familiare, e 13 cartelle prevalentemente di raccolte di giornali, donati dagli eredi nel 1999.

Il fondo ha una consistenza di 72 scatole, 713 fascc.

Consulta l'inventario del fondo

Ordinamento e struttura

Il fondo è stato strutturato secondo le seguenti sezioni:

sezione I: Formazione scolastica e universitaria, 1863 - 1864

sezione II: Attività didattica, 1875 - 1875

sezione III: Ministero della pubblica istruzione. Direzione generale delle antichità e belle arti, 1873 - 1905

sezione IV: Museo nazionale romano, sezioni urbana ed extra-urbana, 1892 - 1897

sezione V: Attività redazionale, 1872 - 1921

sezione VI: Inchiesta Lanciani-Helbig, 1886 - 1892

sezione VII: Inchieste sul Museo di Villa Giulia, 1886 - 1903

sezione VIII: Inchieste e polemiche su scavi e amministrazione, 1889 - 1912

sezione IX: Attività pubblicistica diversa, [1871] - 1914

sezione X: Attività parlamentare, [circa 1890] - post 1910/02

sezione XI: Consiglio di Stato, s.d.

sezione XII: Commissioni e incarichi diversi, 1902 - 1912

sezione XIII: Giornali e ritagli di stampa, 1875 - 1930

sezione XIV: Memorie, appunti e raccolte di documenti, 1868 - 1922

sezione XV: Corrispondenza, 1862 - 1922

sezione XVI: Varie, 1868 - 1913

sezione XVII: Documentazione Barnabei proveniente da donazioni successive

Strumenti archivistici

Questo inventario è stato realizzato con il software GEA 4.0 da Giacomo Consoli (Memoria srl), con la supervisione della dott.ssa Francesca Zannoni, attuale responsabile dei fondi archivistici.

E' disponibile un elenco dei documenti a cura di Lucos Cozza Luzi, completato nel 1969, e uno schedario di parte dei fascicoli dell'archivio, compilato dalla dott.ssa Maria Cristina Marchei.

Consultabilità

Libera ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio.

Fonti collegate

Carte Barnabei presso la Biblioteca Angelica di Roma e l'Archivio storico della Scuola Normale superiore di Pisa. Fotografie dell'archivio Barnabei presso l'Istituto nazionale di archeologia e storia dell'arte.

Archivio centrale dello Stato, fondo Ministero della pubblica istruzione, Direzione generale di antichità e belle arti.

Alcune carte sono conservate dagli eredi.